La Raccolta d’arte ESSO

Roma, 13.12.2007_24.02.2008

Galleria nazionale d’arte moderna

Soprintendente 

Maria Vittoria Marini Clarelli

Mostra a cura di 

Lorenzo Cantini e Carla Michelli

Architettura espositiva 

Cura dell’allestimento

Grafica espositiva

Lighting design

arch. Federico Lardera

 

      

La mostra ha testimoniato come, a partire dagli anni Cinquanta, un’industria petrolifera come la Esso Standard Italiana abbia ricoperto un ruolo di grande importanza nel documentare una serie di fenomeni artistici e culturali di primo piano del Paese.

La Raccolta d’arte Esso si è formata tra il 1949 e il 1962, in occasione dei quattro Premi di Pittura; le acquisizioni, frutto di un mecenatismo industriale, sono proseguite fino a comprendere oltre 200 opere. In concomitanza con la nascita della Raccolta, importante è stato il ruolo della “Esso Rivista” (1949-1983), nel reciproco scambio tra il mondo dell’industria e la realtà socioculturale di un Paese in forte ascesa economica. La “Esso Rivista” verso la fine degli anni Sessanta ha profuso grandi energie nell’aggiornamento culturale, anche attraverso la commissione di copertine ad artisti del calibro di Vasarely,
Colombo, Carmi, Munari, Alviani, e molti altri. L’esposizione evidenzia i quadri selezionati nei quattro Premi di pittura e le opere commissionate per la “Esso Rivista”, più una scelta di lavori di grafica. Tra le opere pubblicate su “Esso Rivista” dopo il 1962, si distingueva un importante nucleo di astrattisti italiani come Santomaso, Scordia, Conte, Dorazio, Perilli. Nel nucleo dei figurativi, si segnala la presenza di Gentilini e Vespignani. Mambor, Tadini, Echaurren e Baruchello chiudevano cronologicamente la rassegna con opere dei primissimi anni Ottanta – perlopiù grafiche – che riprendevano il linguaggio ludico dei cartoons.

 EXIBITION

IL CONCEPT ESPOSITIVO

La mostra si distribuisce su quattro sale dove nell’ultima, al piano soppalcato, è proiettato il famoso documentario prodotto dalla ESSO de LItalia vista dal cielo di Folco Quilici, presente all’inaugurazione con il Presidente della Esso Gian Battista Merlo ed il Ministro dei Beni Culturali Francesco Rutelli.

La raccolta non è sempre stilisticamente organica ed il gruppo di opere maggiormente affascinanti è, in particolare, quello costituitosi in relazione al ruolo storico di diffusione culturale esercitato dalla Esso Rivista (1949-1983). Tra le opere selezionate, spesso attraverso la commissione di copertine, di particolare interesse è il nucleo delle opere astratte di artisti, sia italiani sia stranieri, legati allo sviluppo degli innumerevoli gruppi e correnti volti all’indagine strutturale e formale dell’opera.

È logico pensare all’energia quando si deve concepire un allestimento per un’azienda petrolifera come la ESSO, ma in questo particolare caso il paradigma non è retorico. Il fulcro, o meglio il motore di tutto l’impianto espositivo è rappresentato da una imponente stele verticale alta 7 metri, sottile al punto di sembrare piantata nel terreno e composta frontalmente da centosessanta riquadri nei quali sono esposti tutti i numeri originali della famosa rivista aziendale citata. La stele reca sul retro un montaggio di immagini tratte in ordine cronologico dalle pagine della rivista, indicative dell’evoluzione economico-sociale del paese.   

L’impianto espositivo si esprime nella sua totalità. Questa è stata l’occasione di intervenire non soltanto sulle pareti ma anche sulla pavimentazione e sul soffitto. Questa rara eventualità ha permesso di concepire una scenografia espositiva totale, dove lo spazio del contesto viene quasi completamente annullato e sostituito da una costruzione fortemente basata sulla percezione, l’aberrazione ottica e gli effetti gestaltici. L’immagine che maggiormente si focalizzava  nella mente era quella di una pagina illustrativa di una delle sette invarianti anticlassiche che Bruno Zevi commenta così:

“La scatola serra, incarcera come una bara. Svincolandone i sei piani, compiamo l’atto rivoluzionario moderno. Le lastre possono estendersi o contrarsi per dosare la luce nelle fluenze spaziali. Una volta slegato il pacco repressivo, le funzioni si esprimono con assoluta libertà.”

Per attuare questa “esplosione” concettuale della scatola espositiva si è operata una meticolosa cancellazione dello spazio museale con una contro-parete nera, estremamente opaca, sulla quale sono applicati, distanziati e sospesi, i bianchi panelli espositivi dalle molteplici forme, a volte trapezoidali o a volte incurvati in base dell’effetto percettivo.  Il pavimento è completamente ricoperto da un vinile di un riflettente nero lucido che accentua la verticalità della composizione. Il riferimento al petrolio è irresistibile così come l’immagine della stele che emerge dal prezioso lago fossile. Complice fondamentale, questa volta, il “sesto piano”, il soffitto che rappresenta tecnicamente l’elemento più complesso. Per rafforzare l’immagine di una “razionale” scatola architettonica che si decompone, il soffitto deve apparire come un piano solido nell’atto in cui si “scollano le giunture” e si solleva in aria. Questa manipolazione viene attuata esclusivamente nella prima e nella seconda sala a base quadrata del gruppo astratto. La notevole altezza dello spazio esistente, circa nove metri, consente una maggiore articolazione geometrica. L’idea non è soltanto quella di estremizzare gli effetti percettivi, per esempio con la curvatura rastremizzata della prima sala o la accentuata pendenza del soffitto, in prospettiva accelerata della seconda, ma è necessario anche risolvere il problema della luce perché la presenza di innumerevoli proiettori a vista disturbano e denunciano facilmente il trucco espositivo.  La soluzione viene individuata in un recente materiale plastico manipolato a caldo, il “Barrisol”, in grado di formare una membrana tesa con grande capacità di diffondere la luce. Nonostante i problemi tecnici siano molti, sia di natura illuminotecnica sia strutturali (basti pensare che il soffitto realizzato è tra i più grandi mai coperti da un’unica membrana), il risultato raggiunto è perfetto anche nella cura dei particolari, non sempre possibili da definire se si considerano i tempi vertiginosi di produzione e costruzione.   

Exhibition Design; ESSO; sketch
Exhibition Design; ESSO; sketch

Schizzi progettuali

 EXIBITION DESIGN

progetto di allestimento; exhibition design; ESSO;

La Raccolta d’arte ESSO: il progetto di allestimento

Il progetto dell'allestimento de La Raccolta d'arte ESSO: maquette, tavole di progetto con il layout espositivo, modello tridimensionale, dettagli costruttivi, lighting design, visual design.

 BACKSTAGE

Exhibition Design; ESSO

Allestire la Raccolta d’arte ESSO: backstage

Le complesse fasi della costruzione dell'allestimento de La Raccolta d'arte ESSO alla Galleria nazionale d'arte moderna.

Crediti fotografici
larderArch studio